lunedì 22 ottobre 2012

Un film per cani confusi: The pet - la sottomissione di Mary


Già dalle prime immagini il film in questione sfoggia fotografia e regia capaci di vergognarsi davanti alle peggiori produzioni porno. Infatti già in molti al punto appena mostrato (distante neppure un minuto dai titoli) si saranno figurati il proseguo ideale con ricco dirigente palestrato che arriva in ufficio per sbattersi la finta segretaria dell'est Europa. Ovviamente in camera d'albergo rinascimentale benché dieci secondi prima fossero, appunto, in un ufficio. Sobrio quanto quelli di Google.

Purtroppo, ciò che i pochi intrepidi che accettano la visione dovranno sopportare riesce ad essere ancora peggio. Anche peggio di Google.
Nato dalla sofferente e parecchio confusa mente di qualche beota al quale devono aver accennato che esiste la schiavitù, il film riesce nell'ardito compito di risultare più avverso e inconsapevole nei confronti del BDSM del prelato di Bassano del Grappa. Eppure qualche fonte arriva a catalogarlo come "film sul bdsm".
Capisco che non sono molti i film ad affrontare l'argomento (ragione principale per cui qualcuno, ad esempio io, finisce col vedersi cafonate simili) ma in questo caso, lo dico soprattutto per evitare ad altri di infliggersi la visione, di BDSM il film non ha assolutamente nulla.


Alla fulgida mente realizzatrice di questo film, oltre ad aver fatto sapere che esiste la schiavitù e avergli concesso diverso tempo per inquadrare che si tratta di una cosa brutta, qualcuno (magari lo stesso di prima, o un altro qualcuno) deve aver pure detto che -assurdità delle assurdità- c'è gente che fa lo schiavo così, di sua volontà. Omettendo accuratamente ogni altra informazione a riguardo.
Com'è possibile che certi individui di loro sponte finiscano in miniere di carbone oppure a farsi vendere gli organi? come?? ed ecco che l'autore del film si fa redentore spiegando anche a noi che la schiavitù è brutta, che vi frustano e vi mettono a lavorare nelle miniere di zolfo e poi vi frustano ancora.

E soprattutto cosa c'entra la schiavitù con il commercio di organi?

Una cosa però l'ho amata di questo film, cioè come mi ha fornito le reazioni eccellenti che esso stesso provoca. Vediamo la prima, cioè la reazione provocata all'uomo medio, di cultura media, al 6° minuto del film (dopodiché spegne):


Ed ecco la reazione che ho potuto condividere, cioè di persona che oltre a possedere una media cultura sa anche cosa sia il BDSM (e gli hanno spacciato il film come attinente):


Un perfetto miscuglio di disgusto e maccheccazzostoguardando?

*SPOILER ALERT*
aka la scusa definitiva per non guardarlo, fatevi un favore e continuate a leggere

Si, perché "the pet - la sottomissione di Mary" narra del vorticante evolversi delle disavventure della protagonista che scaturite da una tragedia insormontabile, cioè LE MUORE IL GATTO (contornata da piccolezze come uno sfratto incombente) la fanno piombare nell'ovvia depressione, dalla quale la salverà un pazzo al quale è accomunata da una recente tragedia di lui, cioè GLI È MORTO IL CANE.
E già questo è un intreccio tale da meritare perlomeno diciotto Oscar. Inframezzate a queste struggenti vicende si vedono accenni balbettati qua e la di schiave reclutate a caso e mandate non si sa bene a fare cosa, mentre il piacione strapieno di soldi circuisce la sfigatella di turno e nel giro di due giorni le propone di fare la cagna per lui.
Infatti lo psicolabile Rockfeller ha avuto una pensata geniale alla morte del suo cane (vero): tentare un esperimento innovativo da paura, tipo come dire interpretazione di Copenaghen a uno ndebele dello Zimbabwe. Il pet play. Roba mai sentita prima.
In effetti mai sentito prima in questi termini, cioè ridurre in modi misteriosi una disadattata a perdere ogni capacità cognitiva umana e regredire allo stato di animale. Senza le noiose parti di erotismo, psicologia e consapevolezza che riguardano the real thing.
Il film si trascina dolorosamente così, con la rincoglionita che già quattro minuti dopo essersi spogliata ha perso pudore verso ogni essere umano, finché non scopriamo che dietro a tutto c'è un'organizzazione di coscritti che un po' per burla e un po' per guadagno ha messo su un improbabilissimo mercatino degli schiavi. Tant'è che addirittura un personaggio del film a un certo punto afferma "ma come cazzo è che nessuno ci ha scoperto?". Nessuno le risponde, ed è un peccato perché volevamo saperlo anche noi.
Ovviamente tutto scade nella tragedia, e attaccandosi all'ultima speranza per lasciare qualcosa allo spettatore il film gioca la carta del morto suicida, fallendo miseramente.

Unico accenno al BDSM (o meglio al sadomasochismo, che così detto si riferisce più alla patologia) si trova nel dialogo con cui il cinofilo adesca la cavia e che si svolge pressappoco così:
"oh ma sai che io, si insomma, sperimento roba alternativa. Si dai, hai mai sentito sta roba del sadomasochismo?"
"beh devo ovviamente ammettere di esserne stereotipicamente attratta a livello di fantasia ma scandalizzata all'idea dell'atto concreto"
"ok, fammi da cagna"

Con questo, e con le parole che appaiono sullo schermo dopo il tragico epilogo il film mette in guardia tutte coloro intrigate dalla sana idea di una relazione consensuale nel segno del reciproco rispetto. Ci lascia un messaggio per resistere alla tentazione.

Non andate a fare le schiave, che poi vi fanno frustare lo zolfo nelle miniere dello Zimbabwe. O qualcosa del genere.

2 commenti:

Ennio Spione ha detto...

La cosa più comica di questa perla del cinema è la dicitura "tratto da una storia vera".
Ingenuamente pensavo che il commercio di organi fosse una trovata simpatica dell'articolo, poi mi sono letto la trama D:
A questo punto non so più se vederlo o esserne spaventato, in genere capolavori simili quando poi vai a vederli perdono il fascino acquisito nel leggerne.

Paraphilily ha detto...

Ah no, purtroppo è tutta verità quella scritta. Anzi, il film cela altri orrori che ho taciuto al lettore per la salvaguardia della sua psiche quindi la visione riserva ancora del 'fascino' (anche se mi viene il vomito ad associare questa parola al film in questione). Inoltre le parole non renderanno mai quanto il film sia brutto. Semplicemente, sovranamente brutto.

Posta un commento