martedì 30 ottobre 2012

Natale a BDSM 2: Salò, o le 120 giornate di sodoma


Secondo appuntamento con la rubrica idealmente iniziata con la demolizione di uno dei film più brutti di tutti tempi, se non il film più brutto di sempre (the pet). Una sorta di utopico viaggio attraverso film più o meno orribili che qualche malato di mente accomuna al bdsm.

Un grande servizio che intendo rendere all'umanità: far sapere che immonde vaccate sono i titoli in questione, o perlomeno svelare per quali ovvie ragioni non hanno niente a che vedere con un sano rapporto di dominazione e sottomissione. Utopico perché a furia di vedermi cialtronerie simili è probabile mi rincoglionisca oltre il punto dell'analfabetismo regresso, che coinciderebbe ovviamente con la fine del progetto. Ma veniamo al titolo in questione.

Opera nientepopodimeno che di Pier Paolo Pasolini (stica), mi ha incuriosito per una perversa ragione. In moltissimi siti, liste, e simili lo si nomina pur ammettendo che è un'opera scarsa o al massimo mediocre. E allora perché è ovunque? perché??
Una volta terminata la visione non ho resistito a contribuire al paradosso, parlandone e mettendolo ancora più in risalto senza che abbia alcun merito.

 *WARNING: SPOILER ALERT*
AKA l'ultima scusa per non guardarlo, fatevi un favore e continuate a leggere

Per chiunque conosca De Sade risulta ovvio che il film in questione è l'adattamento del libro quasi omonimo, ad eccezione di quel nome geografico fascista, messo lì per farti capire subito che ci è stata ficcata a forza una critica al fascismo che non c'entra un'emerita. Sicuro, il fascismo è brutto così come tante altre cose, ma non per questo le si debbono sparpagliare a caso in opere altrettanto a caso giusto per sentirsi fighi perché abbiamo detto che una cosa brutta è brutta.
Il problema principale non è però in quello che Pasolini ha aggiunto allo spirito originale, ma piuttosto quello che ha tolto. Cercherò di illustrarvelo con l'aiuto delle immagini. Tutti conosciamo Andy Warhol e la sua pop art. Se non la conoscete sono cazzi vostri. Prendiamola come paragone visivo della castrazione pasoliniana.


Marylin Monroe, uno dei suoi soggetti più noti. Questo è "le 120 giornate di sodoma", l'originale. Potrei spiegarvi come si confronta all'opera di De Sade ma poi non passo più da genio e divento scontata, quindi leggetemi fra le righe e seguite questa magica asportazione. Primo passaggio:


Ecco, penso che sia abbastanza chiaro cosa è stato fatto. Ma non si accontenta di questo: Pasolini si spinge oltre, ben oltre. E arriva a questo:


Eccolo, Salò o le 120 giornate di sodoma: la ripetizione del nulla. Con in appendice 'il fascismo è brutto'.

Cosa possiamo dire allora che taluni spostati individui vi ci trovano di attinente al bdsm? considerando che non c'è neppure qualche contenuto attinente con altro? tranne il brutto fascismo. Per essere chiari, neppure l'opera del divin marchese è un libro sul bdsm. Le sue opere parlano della natura umana, e la natura umana è intrinsecamente allacciata con la sincerità intima del bdsm, ma già questo è un legame assolutamente troppo labile. Quindi il film, in cui non si parla manco dei ravioli ricotta e spinaci, figuriamoci della natura umana, che c'incastra? niente.

Ci sono delle frustate, della violenza e del sadismo patologico. Cose che non c'entrano assolutamente niente col bdsm, niente. Chi vede il bdsm nella frusta è come lo sciocco che guarda il dito del saggio ad indicargli la luna.

Adesso, chi ha letto il libro avrà una perplessità abbastanza naturale pensando a una sua trasposizione, in quanto il libro non 'finisce'. Com'è risaputo è scritto per la maggior parte della storia come bozza, in cui sono semplicemente stilati alcuni fatti e svolgimenti, e solo la parte iniziale è sotto forma di prosa. Quindi come può finire il film ispirato a un libro del genere? nel più scontato dei modi: non finisce. Diventa un confuso farneticare violenze e poi si interrompe così, a mezzo.

E con questo mi pare sia stato detto tutto, alla prossima.

2 commenti:

Ennio Spione ha detto...

Ho ricordi vaghi e confusi di Salò ecc. che provai a vedere tempo fa nell'ingenua speranza di trovare almeno qualche straccio del Divin Marchese. Niente, proprio il vuoto pneumatico; penso che il titolo della rubrica colga essattamente l'essenza del film (ma anche della filmografia di genere che pare mai quantomeno confusa e delirante). Ah, il fascismo è brutto!

Paraphilily ha detto...

Assolutamente, pneumatico svuotamento anche del titolo visto che dall'ossessiva ripetizione delle 120 giornate sadiane si scade in un atemporale guazzabuglio. Ma alla fine anche questo è un dettaglio di quanto è già stato detto.

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