mercoledì 7 novembre 2012

Ninfomania - Lei parla di vizio, lussuria e libertini (elogio I)


Lei sarei io, per chiarire questo spazio che in maniera assolutamente inedita ha già un nome prima del secondo capitolo. Dopo aver devastato le speranze di chi confidava in qualcun'altra a scrivere, vediamo invece di cosa tratterà la me medesima sottoscritta.

Porcate, per coloro che hanno storto il naso dinnanzi al gusto forbito della rubrica. Colte considerazioni sulla sessualità per quelli che invece apprezzano una certa eleganza linguistica.

In pratica affronterò vari argomenti collegati più o meno direttamente alla sfera erotica, che spazieranno dalla terminologia alle pratiche concrete, fino a considerazioni puramente teoriche passando per viaggi mentali solamente miei. Perché? perché, se non si fosse capito, queste cose mi piacciono, e mi piace pure parlarne. Quindi lo faccio. Sequenziale, logico, cristallino.

Sbrigate le premesse veniamo al primo argomento scelto, uno bello corposo da affrontare: la ninfomania.

Iniziamo dalla base: la ninfomania non esiste.


Il termine si riferisce a un concetto ormai desueto in psicologia da svariati anni, ma che il linguaggio comune ha mantenuto per indicare una serie di casistiche abbastanza soggettive. L'uso proprio risale alla fine del settecento, ed entrò in ambito medico per indicare le donne che avevano desideri e appetiti sessuali aberrantemente smodati, impuri e socialmente inaccettabili. Cioè donne che avevano desideri e appetiti sessuali.

Ma nel vittoriano non se la passavano molto bene sotto questo punto di vista, e il termine sopravvisse imperterrito ne suo significato originario e Richard Freiherr von Krafft-Ebing un completo imbecille nel 1886 ancora ne scriveva come di un qualcosa capace di stroncare la vita in pochi giorni alle donne che ne erano afflitte.

Poi le femmine hanno iniziato ad essere considerate esseri umani e il termine è sparito da ogni ambito ufficiale. Oggigiorno si parla piuttosto di ipersessualità; ma se ne parla così, un po' come da ragazzini si parlava del fantasma formaggino. Nessuno infatti riesce a mettersi d'accordo non soltanto sui limiti oltre i quali io dovrei rientrare in cosiddetta patologia, ma pure se questa esiste davvero oppure è soltanto una leggenda metropolitana.


Secondo il simpatico bollettino della diagnostica da malati di mente non esiste neppure il termine ipersessualità ma un ancor più generico Sexual Disorder Not Otherwise Specified, o meglio una voce fra questi disordini vari ed eventuali che recita “distress about a pattern of repeated sexual relationships involving a succession of lovers who are experienced by the individual only as things to be used.”

Generalmente, per rimanere politically correct sembra si sia raggiunto il compromesso che, nel caso la sessualità influisce negativamente nella tua vita e non riesci a controllarla per limitarne gli effetti nocivi, allora sei affetto da sessualità compulsiva.
Questo fornisce un quadro ben diverso dall'uso comune di quel residuato che è ninfomania, pressappoco "desiderio sessuale esageratamente forte nelle femmine" che ci riporta alle considerazioni vittoriane, cioè che esageratamente forte è un fattore assolutamente soggettivo, e socio-culturale.

Altre definizioni, da dizionari dicono:
Anomalia del comportamento sessuale delle donne (e di altre femmine di mammiferi) che si manifesta in un desiderio continuo e mai completamente soddisfatto
che si allinea alla sessualità compulsiva
Impulso, tendenza ossessiva della donna a ripetere esperienze sessuali con uomini diversi.
questa fornisce un delizioso escamotage per le lesbiche, ringrazio il dizionario in questione: ora potrò scopare diciotto ore al giorno senza essere considerata ninfomane.


Adesso arrivo al punto focale, la scusa per cui ho tirato fuori l'argomento ninfomania. La compulsione, l'atteggiamento patologico e deprecabile persiste soltanto quando vi è un impulso incontrollabile che arriva a minare la propria vita e benessere, sia in termini pratici, fisici che emotivi.

Se questo non è il caso, chiunque deve essere libero di sbizzarrirsi in fantasiose attività erotico-ginniche quanto e come preferisce senza bisogno di etichette da parte dell'allegro collegio neuropatologico internazionale, e ancor meno dall'uomo della strada.

Personalmente amo il sesso, inteso in una gamma molto più ampia di come lo intende la maggior parte delle persone con cui mi confronto quotidianamente, amo farne, amo pensarci e amo parlarne. L'idea di dedicarmi alla lussuria per meno di tre ore (alle sei (e oltre)) al giorno, la trovo deprimente. Non insopportabile e governata da meccanismi subconsci che piegano le mie abitudini contro una vita "efficiente". Semplicemente indesiderabile.

Chiudo con una citazione colta da ogenki clinic hobby: sesso normale, sesso anormale, sesso impensabile. Per i dettagli continuate a seguire la ribrica.

3 commenti:

Ennio Spione ha detto...

Misà che sono ninfomano... peccato che mi mancano le numerose partner da usare! D:
Ma poi mi chiedo, perché per l'uomo non è mai stato coniato un termine simile? xD Ah! 'ste patologie che colpiscono esclusivamente le donne...

Paraphilily ha detto...

Per l'uomo volendo è stata pensata non so quando e non so da chi l'equivalente 'satiriasi' ma dubito abbia mai goduto di larga diffusione.

Ennio Spione ha detto...

Ah pensavo il termine tecnico per l'uomo fosse "Daje così!"

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